Impianti Zigomatici
IMPIANTI ZIGOMATICI
Gli impianti zigomatici sono la soluzione ideale nei casi di atrofia ossea mascellare, dovuta alla perdita dei denti e di conseguenza dell’osso alveolare che li sostiene.
Si tratta di una condizione che osserviamo con sempre più frequenza, in pazienti portatori di protesi mobili totali da molti anni e in pazienti già sottoposti a trattamento All On Four.
Il grave riassorbimento della mascella può impedire il trattamento convenzionale con impianti dentali. Sono disponibili molti trattamenti alternativi, alcuni dei quali utilizzano innesti ossei, come l’innesto osseo a blocco di cresta iliaca, l’osteotomia di Le Fort I, le tecniche di innesto osseo di tipo onlay o le procedure di rialzo del seno mascellare nei settori posteriori della mascella.
Queste tecniche presentano una serie di svantaggi: la necessità di più interventi chirurgici; l’uso di aree donatrici extraorali (ad es. cresta iliaca o cranio), che comportano un’ulteriore morbilità; e il tempo che il paziente deve trascorrere senza riabilitazione orale in attesa del consolidamento e della guarigione dell’innesto. Una soluzione alternativa consiste nel posizionare gli impianti nell’osso zigomatico.
Gli impianti zigomatici
Sono stati introdotti da Branemark nel 1988, consentono di ridurre la quantità di innesto osseo nei pazienti che cercano una soluzione permanente con un numero minimo di interventi chirurgici e il trattamento più breve possibile, senza ridurre le aspettative di successo.
La riabilitazione con impianti zigomatici richiede un volume osseo sufficiente nella mascella anteriore, con un’altezza minima di 10 mm e una larghezza di 4 mm, per consentire il posizionamento di 2-4 impianti convenzionali. Se il volume osseo nella regione anteriore è insufficiente, devono essere fornite le condizioni ideali per l’innesto osseo e la rigenerazione ossea guidata.
In seguito alla perdita dei denti si verifica infatti il riassorbimento di tutti i tessuti di sostegno dove i denti stessi risiedono e la conseguente atrofia. Questa si verifica sia per la mancanza di un solo dente fino alle forme più gravi quando il paziente diventa totalmente edentulo.
Nei casi di grave atrofia ossea del mascellare superiore, le strade da percorrere possono essere diverse:
– Ricostruzione ossea con prelievo di osso autologo (dallo stesso paziente) ad esempio dalla cresta iliaca e il suo innesto nella sede atrofica;
– Griglie subperiostee;
– IMPIANTI ZIGOMATICI.
Gli impianti zigomatici vengono inseriti nell’osso zigomatico. Questo ha tre piccoli forami (fori passanti). Ognuno di loro ha una funzione specifica nello scheletro del cranio:
Forame zigomatico-orbitale: situato vicino al bordo interno della superficie orbitale dell’osso, vicino all’apofisi frontale. Comunica con il forame facciale e conduce i nervi zigomatici facciali e temporali;
Forame zigomatico-facciale: Situato tra la faccia laterale e l’apofisi frontale dell’osso, questo forame funge da canale per il passaggio del nervo zigomatico-facciale;
Forame zigomatico-temporale: presente nell’apofisi temporale, conduce il nervo zigomatico-facciale.
L’impianto zigomatico è un particolare tipo di impianto dentale impiegato nella riabilitazione del cavo orale affetto da edentulia totale con gravi atrofie ossee dei mascellari.
Si tratta di impianti in titanio ,che vengono inseriti nell’osso zigomatico del mascellare: dove troviamo un osso compatto particolarmente indicato per l’osteointegrazione degli impianti dentali.
Si tratta di una tecnica consolidata, con protocolli standardizzati, che può essere realizzata a livello ambulatoriale.
A differenza dell’innesto d’osso la probabilità di successo degli impianti zigomatici è molto elevata, oscillando tra il 98 e il 100%. Un ulteriore aspetto positivo di grande rilevanza per il paziente è il ridotto disagio in fase post-operatoria.
- La tecnica HYBRID prevede l’inserimento di un impianto zigomatico per quadrante e 2 o 4 impianti standard nel settore anteriore;
- La tecnica QUAD è indicata quando non è possibile inserire impianti convenzionali nel mascellare perché completamente atrofico. In questo caso si inseriscono 2 impianti zigomatici per quadrante.[1]
Su questa tipologia di impianti è possibile realizzare un carico protesico immediato avvitando una protesi provvisoria fissa nell’arco di 24 ore.
Per la riabilitazione dell’arcata superiore affetta da grave forma di atrofia spesso si usano anche gli impianti pterigoidei che vengono inseriti nella regione della tuberosità mascellare dietro i molari superiori raggiungendo le lamine ossee dello sfenoide (molto resistenti e che danno stabilità all’impianto).